Dalla pattumiera al serbatoio di automobili e bus: è la seconda vita degli scarti alimentari, che dalla cucina di casa tornano in pista attraverso un lungo e complesso processo produttivo, per alimentare mezzi privati e del trasporto pubblico o per usi domestici, con benefici assicurati per la qualità dell’aria, e dell’ambiente. Il biocarburante è infatti un nuovo traguardo per il Gruppo Hera che, attraverso l’impianto di biometano inaugurato in Emilia-Romagna, a S. Agata Bolognese (Bologna), prosegue nel suo percorso verso un’economia circolare, consolidando la propria posizione di avanguardia. I lavori di costruzione dell’impianto sono cominciati ad aprile 2017 e a ottobre 2018 è stata avviata l’immissione di biometano in rete.
Già da tempo Hera produce biogas per generare energia elettrica rinnovabile, attraverso i biodigestori e le discariche. Ma grazie al nuovo impianto, questo biogas viene raffinato per diventare, appunto, biometano, un combustibile rinnovabile al 100%.
All’interno del nuovo impianto di Hera, prima multiutility in Italia a realizzarlo, il rifiuto organico subisce un processo di biodigestione anaerobica. In sostanza il rifiuto triturato e vagliato rimane per circa 21 giorni in 4 digestori orizzontali, chiusi ermeticamente, in cui i microrganismi compiono il processo di biodigestione anaerobica producendo biogas che, in un secondo momento, viene sottoposto a raffinazione (up-grading) attraversando controcorrente acqua pressurizzata. In questa fase, l’anidride carbonica si separa dal metano ottenendo così il biometano, gas con una percentuale di metano superiore al 95% e completamente rinnovabile.
Da 100.000 tonnellate annue di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, alle quali si sommano 35.000 tonnellate dalla raccolta di verde e potature, è possibile ricavare, a regime, 20.000 tonnellate di compost e 7,5 milioni di metri cubi di biometano, evitando un utilizzo di combustibile fossile pari a più di 6.000 tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) annue, che corrispondono a 14.000 tonnellate di CO2 evitate.
Si tratta quindi di un'iniziativa che, se replicata, può rappresentare un contributo importante per la strategia energetica nazionale e per il raggiungimento dei target europei del 20-20-20.