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GLOSSARIO

  • Gas a effetto serra (anche detti gas climalteranti): gas presenti in atmosfera che consentono alla radiazione solare infrarossa di colpire la Terra. In concentrazioni equilibrate questi gas sono indispensabili in quanto, trattenendo il calore in uscita dalla superficie terrestre, consentono di mantenere i livelli di temperatura necessari per la vita sul Pianeta (in assenza di tali gas la temperatura sarebbe di circa -18°C). I gas serra naturalmente presenti in atmosfera comprendono l’anidride carbonica (CO2), il vapore acqueo (H2O), il protossido di azoto (N2O), il metano (CH4) e l’ozono (O3); alcune attività dell’uomo, oltre ad aumentare il livello di questi gas, liberano nell’aria anche altri gas serra quali l’esafluoruro di zolfo (SF6), gli idro-fluoro-carburi (HFC) e i per-fluoro-carburi (PFC). L’emissione crescente e incontrollata di gas serra derivanti dalle attività antropiche (a titolo di esempio: utilizzo di combustibili fossili, industria, deforestazione, allevamenti e colture intensivi, consumo di suolo) sta causando un pericoloso aumento della concentrazione di tali gas in atmosfera, tale da ostacolare la dispersione del calore aumentando quindi le temperature medie globali (il cosiddetto riscaldamento globale).

  • Riscaldamento globale e cambiamento climatico: l'aumento della temperatura media globale, dovuto alla maggiore concentrazione di gas serra in atmosfera, ha come naturale conseguenza l’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni atmosferici a essa associati: cicloni, uragani, alluvioni, siccità, desertificazione, scioglimento dei ghiacci, innalzamento e acidificazione degli oceani, ondate di caldo, ondate di gelo. Questo insieme interconnesso di fenomeni prende il nome di “cambiamento climatico” e ha forti conseguenze su ecosistemi naturali animali e vegetali (perdita di biodiversità ed estinzioni, invasioni di specie invasive, rottura degli equilibri e delle catene alimentari), salute umana (diffusione di malattie tropicali, fenomeni di caldo e freddo estremi, peggioramento della qualità della vita, accesso alle riserve idriche), economia (perdite e costi di adattamento) e in generale sulla geopolitica mondiale (instabilità sociali, guerre e migrazioni di massa). La comunità scientifica internazionale concorda che le cause del riscaldamento globale siano da ricercare nelle attività umane (industria, sfruttamento di combustibili fossili, deforestazione, allevamenti intensivi) in quanto l’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera e quindi delle temperature medie globali ha visto una forte accelerazione a partire dalla metà del XVIII secolo (prima rivoluzione industriale).

  • Cop21: ventunesima Conferenza delle Parti che aderiscono alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), tenuta a Parigi nel 2015. Nel corso della Conferenza gli Stati hanno riconosciuto l’esigenza di una risposta efficace e progressiva all’urgente minaccia dei cambiamenti climatici, basata sulle migliori conoscenze scientifiche a disposizione. In tale sede è stato costituito il cosiddetto “Accordo di Parigi”, accordo globale che ha come obiettivo quello di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, proseguendo inoltre l’azione volta a limitare l’aumento a 1,5°C. Tali obiettivi devono essere perseguiti sia aumentando la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, sia promuovendo lo sviluppo resiliente al clima e a basse emissioni di gas ad effetto serra.

  • Potenziale di riscaldamento globale (Global Warming Potential, GWP): fattore che permette di confrontare tra loro i contributi all'effetto serra di gas serra diversi in un dato orizzonte temporale, rapportandoli all’anidride carbonica; in altre parole, rappresenta una stima di quanto una data massa di gas serra contribuisca al riscaldamento globale rispetto alla stessa quantità di CO2, il cui potenziale di riferimento è fissato pari a 1 (anidride carbonica equivalente, CO2e). Ad esempio, in un orizzonte temporale di 100 anni una molecola di gas metano ha potenziale climalterante circa 28 volte superiore rispetto all’anidride carbonica, e pertanto viene contabilizzata come 28 molecole di CO2e.

  • Carbon footprint (impronta di carbonio): indicatore utile per stimare e quantificare le emissioni di gas serra associate a prodotti e servizi, processi industriali, individui, organizzazioni, o anche nazioni intere. Viene misurata in anidride carbonica equivalente, ovvero prendendo la CO2 come riferimento per tutte le emissioni considerate nel calcolo. Misurare la propria carbon footprint permette di avere una quantificazione immediata dei propri impatti sul clima, quindi di confrontarli nel tempo e implementare in modo più mirato ed efficace adeguate strategie di carbon management e raggiungere vantaggi competitivi in termini di responsabilità sociale e ambientale. La carbon footprint distingue tra emissioni dirette, emissioni indirette da consumi energetici, e altre emissioni indirette lungo la catena del valore.

  • Emissioni dirette (Scopo 1): emissioni prodotte all’interno del perimetro dell’organizzazione o ente oggetto di studio, ovvero da fonti e processi di sua proprietà o sotto il suo controllo. Ne sono esempi: combustione di combustibili in impianti propri, consumi di carburante in veicoli aziendali per il trasporto di materiali e lavoratori, emissioni fuggitive dagli impianti di condizionamento.

  • Emissioni indirette da consumi energetici (Scopo 2): emissioni derivanti dalla produzione di energia elettrica e/o termica consumata dall’organizzazione/ente all’interno del proprio perimetro ma generata altrove.

  • Altre emissioni indirette (Scopo 3): emissioni avvenute lungo la catena del valore dell’organizzazione o ente in conseguenza delle sue attività ma in fonti e processi non di sua proprietà né sotto il suo controllo. Ne sono esempi l’acquisto di beni e servizi, l’estrazione e produzione di combustibili e carburanti consumati internamente, le perdite lungo la rete elettrica di energia acquistata per il consumo, il trasporto di merci, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti generati, il tragitto casa-lavoro di dipendenti, le trasferte lavorative, l’utilizzo da parte di clienti di prodotti e servizi venduti, lo smaltimento a fine vita di prodotti venduti. Si distinguono in emissioni Scopo 3 upstream (attività a monte, in ingresso) e Scopo 3 downstream (attività a valle, in uscita).

  • Indici location-based e market-based: fattori di conversione applicati ai consumi energetici per calcolarne le emissioni indirette di tipo Scopo 2. Il fattore location-based considera le emissioni lorde medie generate da tutte le fonti di produzione energetica del mix nazionale (rinnovabili e non) e viene applicato a tutti i consumi, non differenziando quindi tra energia proveniente da fonti fossili/termoelettriche e da fonti rinnovabili a zero emissioni. Il market-based considera invece le emissioni derivanti dalle sole fonti non rinnovabili e viene applicato alla quota parte dei consumi derivanti da fonti emissive; viene utilizzato quando l’ente sceglie di approvvigionarsi di energia proveniente da fonti rinnovabili certificate, e permette di valorizzare il risparmio di emissioni derivante da tale scelta (i consumi energetici da fonti rinnovabili certificate sono infatti a emissioni nulle).

  • Compensazione delle emissioni (offsetting o “mitigazione delle emissioni al di fuori della propria catena del valore”): utilizzo dei cosiddetti crediti di carbonio tramite cui vengono finanziati progetti in paesi in via di sviluppo che riducano o evitino l’emissione di gas serra in atmosfera (ad esempio riducendo il consumo di combustibili fossili con interventi di efficienza energetica o con energie rinnovabili, o migliorando l’accesso all’acqua potabile), oppure viene rimossa anidride carbonica dall’atmosfera (ad esempio tramite progetti di riforestazione o di salvaguardia delle foreste e dei “pozzi” di carbonio esistenti).

  • Credito di carbonio: certificato che attesta che è stata evitata, ridotta o rimossa l’emissione di una tonnellata di CO2e. Se generato attraverso lo sviluppo di progetti di mitigazione che seguono precise metodologie e standard internazionali viene certificato da un programma di accreditamento esterno (VCS, Gold Standard, CDM). I crediti di carbonio vengono tipicamente acquistati dalle organizzazioni come mezzo per compensare le emissioni al di fuori della propria catena del valore, per supportare la transizione dei paesi in via di sviluppo. I crediti di carbonio sono archiviati e “annullati” in un registro di parte terza ufficialmente riconosciuto dagli standard di certificazione.

  • Carbon neutrality (neutralità carbonica): condizione in cui, in un percorso di riduzione delle emissioni ai tassi richiesti dall’Accordo di Parigi sul clima, le emissioni antropogeniche di anidride carbonica equivalente in atmosfera vengono bilanciate da pari compensazioni, rimozioni o assorbimenti.

  • Net-zero emissions (zero emissioni nette): condizione in cui, al termine di un percorso di riduzione delle emissioni ai tassi richiesti dall’Accordo di Parigi sul clima, le emissioni antropogeniche residue di tutti i gas a effetto serra in atmosfera che non risultano essere più fisiologicamente evitabili o riducibili vengono bilanciate da pari rimozioni o assorbimenti. A fine 2021 la Science Based Targets initiative (SBTi) ha pubblicato il “Net Zero Standard”, ovvero uno standard ufficiale che le organizzazioni devono adottare per una efficace, corretta e credibile strategia di riduzione delle emissioni in linea con l’Accordo di Parigi sul clima e con le ultime indicazioni della comunità scientifica internazionale (ad esempio, IPCC).

  • Science Based Targets initiative (SBTi): partnership tra CDP (Carbon Disclosure Project), Global Compact delle Nazioni Unite, WRI (World Resources Institute) e WWF (World Wide Fund for Nature) istituita con l’obiettivo di supportare le organizzazioni nell’adozione di obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra ai tassi richiesti dall’Accordo di Parigi sul clima, ovvero volti a limitare l’incremento della temperatura media terrestre ben al di sotto dei 2°C, e se possibile ad 1.5°C. La definizione di obiettivi science-based (obiettivi basati sulla scienza) di riduzione delle emissioni da parte delle aziende e la relativa validazione ufficiale da parte della SBTi risultano essere uno strumento per ottenere vantaggio competitivo nella transizione verso un’economia low-carbon, ad esempio stimolando l’adozione di tecnologie e processi innovativi e attirando la fiducia di investitori, clienti e lavoratori.

  • Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC): ente scientifico internazionale istituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), l'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) nel 1988 allo scopo di studiare la letteratura scientifica globale in materia di riscaldamento globale per fornire a governi e policymakers una visione chiara e completa dello stato attuale della conoscenza sul cambiamento climatico e sui suoi impatti.

  • Fonti energetiche rinnovabili: generano energia da fonti naturali e inesauribili nei tempi umani (sole, vento, corsi d’acqua, maree), dal limitato se non nullo impatto ambientale (a differenza delle fonti di energia non rinnovabili che inquinano ed emettono gas serra, si esauriscono, e per la cui rigenerazione occorre consumare nuove risorse). Sono fonti rinnovabili: eolica (energia dal vento), solare (sole), geotermica (calore interno alla Terra), idroelettrica (fiumi e corsi d’acqua), biomassa (parte biodegradabile vegetale o animale proveniente da scarti agricoli, rifiuti e silvicoltura).

  • Biometano: gas combustibile rinnovabile contenente almeno il 95% metano che si genera fermentando i rifiuti di origine organica (provenienti dalla raccolta differenziata, dalle potature e dagli scarti agro-industriali vegetali o animali) in specifici impianti di digestione anaerobica e processi di upgrading. È del tutto idoneo all’immissione nelle reti di trasporto e distribuzione del gas naturale già esistenti. Nonostante la sua combustione emetta comunque anidride carbonica in atmosfera, essa rientra nel ciclo naturale del carbonio; inoltre, non essendo di origine fossile si evitano tutte le operazioni upstream di estrazione, raffinazione e trasporto altamente inquinanti e impattanti su atmosfera ed ecosistemi.

  • Idrogeno: primo elemento chimico della tavola periodica, il più abbondante dell’universo. Sulla Terra è poco presente allo stato libero e molecolare, e deve quindi essere prodotto chimicamente o biologicamente per i suoi vari usi: in particolare viene attualmente usato nella produzione di ammoniaca, nell'idrogenazione degli oli vegetali, in aeronautica (in passato nei dirigibili), come combustibile alternativo per industria e autotrazione, e più di recente come riserva di energia. Vi sono vari modi in cui l'idrogeno può essere generato. Tra i principali, si classifica in: "grigio", se prodotto da processi di reazione di reforming di gas metano fossile con vapore; "blu", se al termine di tale processo è previsto un sistema di cattura della CO2 emessa; infine, "verde" se prodotto da elettrolisi dell'acqua alimentata ad energia elettrica rinnovabile. Ad oggi, più del 90% dell’idrogeno prodotto oggi deriva da fonti fossili. Il suo utilizzo non emette gas climalteranti, pertanto può essere sfruttato come combustibile in sostituzione di fonti fossili; d’altra parte, la sua produzione garantirebbe un guadagno energetico dubbio dal punto di vista termodinamico nonché perdite di efficienza, e sono da valutare attentamente anche temi di sicurezza, stoccaggio e trasporto.

  • Task force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD): istituita dal Financial Stability Board del G20 nel 2015 per supportare il mondo finanziario nel prendere in considerazione variabili legate al cambiamento climatico nelle proprie decisioni di investimento. A tal fine ha sviluppato una serie di raccomandazioni e linee guida applicabili alle organizzazioni di qualsiasi settore e dimensione con l’obiettivo di incoraggiarle a migliorare la propria consapevolezza e rendicontazione trasparente circa i rischi e le opportunità che potrebbero influenzare il loro business a seguito del cambiamento climatico. Le Raccomandazioni TCFD suggeriscono infatti di rendere pubbliche le informazioni finanziarie relative al clima e di organizzarle in quattro aree tematiche chiave: Governance, Strategia, Gestione dei rischi, Metriche e obiettivi.

  • Analisi di scenario climatico: metodologia utilizzata per comprendere come le opportunità e i rischi climatici (fisici e di transizione) futuri possano plausibilmente condizionare il business nel tempo. Consiste in un processo volto a testare la resilienza dell’organizzazione sotto diverse assunzioni che descrivono possibili stati climatici futuri. Gli scenari climatici descrivono contesti ambientali, normativi, competitivi e tecnologici differenti tra loro ma ugualmente plausibili e internamente coerenti. La TCFD classifica gli scenari climatici in due categorie in base al tipo di variabili di cui descrivono l’evoluzione futura: scenari di transizione (articolano un plausibile stato futuro dal punto di vista demografico, politico e normativo, economico e tecnologico) e scenari fisici (descrivono il cambiamento nel tempo di variabili fisiche come temperatura, precipitazioni e livello del mare corrispondenti a determinate concentrazioni di gas serra nell’atmosfera). Gli scenari di transizione descrivono l’evoluzione normativa, di mercato e tecnologica, che sarà tanto più dirompente quanto più sarà indirizzata a limitare il riscaldamento globale. Gli scenari fisici consentono di individuare le potenziali conseguenze degli eventi naturali per l’organizzazione, i cui impatti complessivi si aggravano all’incrementare della temperatura media globale. In altre parole, i rischi fisici aumentano all’aumentare della temperatura; i rischi di transizione, invece, sono maggiori quando l’incremento della temperatura è più contenuto.

  • CDP (Carbon Disclosure Project): organizzazione internazionale no-profit che mette a disposizione di imprese, città, regioni e stati subnazionali un sistema globale di misurazione, monitoraggio e divulgazione di dati e informazioni riguardanti i temi della sostenibilità ambientale. L’obiettivo che si propone è quello di lavorare con le forze del mercato per motivare le organizzazioni a misurare e divulgare i propri impatti sull’ambiente e sulle risorse naturali, quindi ad agire per ridurli. Le organizzazioni partecipano al progetto tramite la compilazione di un questionario, su base volontaria o sotto richiesta specifica di un cliente. Tramite CDP, stakeholder interessati a date organizzazioni (clienti, investitori, comunità e governi) possono consultare informazioni sulle loro prestazioni ambientali per orientare le proprie politiche e decisioni di investimento e consumo.

  • Sistema di gestione dell’energia ISO 50001: norma che supporta le organizzazioni di qualsiasi settore nel definire strategie di gestione dell’energia con l’obiettivo di migliorare costantemente le proprie prestazioni ed efficienza energetiche.

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