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Hera guida la filiera di fornitura in una direzione sempre più sostenibile

Investor News

30/07/2025

Risultati Finanziari 1H 2025

Storie

Hera guida la filiera di fornitura in una direzione sempre più sostenibile

Con circa 1,8 miliardi di euro di indotto generato nel 2024, per Hera è di rilevanza cruciale potere contare su comportamenti corretti e ben strutturati da parte delle aziende con cui lavora. In questa cornice, si colloca il nuovo Codice di Condotta dei fornitori, approvato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 25 giugno, che formalizza e orienta in modo ancora più efficace un rapporto da sempre impostato all’insegna della sostenibilità.
Una delle chiavi del successo di Hera è infatti quella di avere selezionato e coltivato nel tempo una catena di fornitura coerente con i propri valori e per la quale rappresentare, come acquirente, un vero e proprio “partner of choice”.
Questa scelta strategica ha permesso a Hera di porsi obiettivi di business e di sostenibilità sfidanti e al contempo credibili, avendo concrete premesse per poterli raggiungere anche grazie a una filiera pienamente fidelizzata e consapevole delle responsabilità comuni.
Il Codice di Condotta è stato denominato “Patto di sostenibilità” per le modalità con le quali è stato costruito e per l’intento di farne uno strumento capace di stimolare comportamenti ESG sempre più virtuosi, particolarmente su quei temi di materialità che caratterizzano l’impegno di sostenibilità di Hera.
Approfondiamo questi punti con Marco Del Giaccio, Direttore Acquisti e Appalti del Gruppo Hera, convinto promotore di questa originale e vincente impostazione del rapporto con la catena di fornitura.

Marco Del Giaccio

Quali sono gli elementi di novità che presenta il Codice di Condotta dei fornitori che avete appena introdotto?

La novità è che abbiamo ufficializzato e istituzionalizzato il rapporto con la nostra supplier base attraverso un Codice di Condotta. Di fatto, abbiamo formalizzato quanto già seguivamo nella pratica e l’abbiamo fatto diventare un impegno che i nostri fornitori sottoscrivono: per questa ragione l’abbiamo chiamato “Patto per la sostenibilità”. Il termine “patto” riflette il confronto aperto dal quale sono nati i contenuti del Codice. Riguarda poi in particolare gli aspetti ESG, perché la sostenibilità è intrinseca al modo in cui facciamo business in Hera: il contributo della catena di fornitura è essenziale per raggiungere gli obiettivi che abbiamo dichiarato. Essendo figlio del Codice Etico, il Patto va in totale continuità con ciò che è “materiale” per Hera. Siamo stati molto attenti a coprire tutti gli aspetti rilevanti.

Hera premia le buone pratiche
sia in fase di qualifica sia in fase di gara.

In che misura vi aspettate di vedere migliori comportamenti con l’implementazione del nuovo Codice?

A valle dell’introduzione del nuovo Codice di Condotta, mi aspetto un miglioramento progressivo delle performance in termini di sostenibilità nella catena di fornitura, che già è stata abituata negli anni a considerare le nuove conquiste ESG come un elemento premiante.

Come avete proceduto nella stesura del Patto?

Di fatto l’abbiamo scritto insieme alla catena di fornitura: non l’abbiamo imposto dall’alto. Questo è un elemento innovativo che Hera ha introdotto nel processo di elaborazione. Poi, un team interno si è confrontato con un cluster di una ventina di fornitori, rappresentativi per volumi gestiti e criticità delle attività esternalizzate. Abbiamo quindi realizzato un workshop che prevedeva un brainstorming guidato per creare il documento che è suddiviso in tre distinte parti, secondo la ripartizione ESG, in cui ognuna presenta due blocchi: le buone pratiche raccomandate e i requisiti obbligatori, come ad esempio la regolarità contributiva o il non sfruttamento di lavoro minorile - che sono poi anche obblighi di legge.

Nel processo di qualificazione e selezione dei fornitori tenete in considerazione i punteggi di piattaforme terze di ESG rating?

Questo è stato un ulteriore elemento innovativo del processo. Abbiamo deciso di non fare riferimento ai punteggi di un provider esterno, ma di modellare l’intero assessment sulla base dei criteri più rispondenti al nostro profilo specifico di azienda, sia per le attività che svolgiamo – ricordiamoci che Hera fornisce servizi di pubblica utilità – sia per gli impegni che abbiamo preso nel raggiungere determinati obiettivi di sostenibilità e nell’attuare determinate pratiche.

Abbiamo perciò declinato la sostenibilità
in tutte le fasi cruciali del processo di acquisto.

Teniamo conto degli elementi ESG in primo luogo in fase di qualifica: abbiamo infatti strutturato un modello di rating interno su una serie di parametri oggettivi che includono criteri ESG. Gli aspetti di sostenibilità incidono anche in fase di selezione: nella maggior parte delle gare non seguiamo infatti un criterio di pura competitività economica dell’offerta, ma applichiamo uno scoring model nel quale il fattore prezzo pesa mediamente attorno a 30 punti percentuali. I restanti 70 punti sono riservati nell’insieme alla qualità tecnica, alle certificazioni di qualità, alla capacità realizzativa e a caratteristiche di sostenibilità. Più specificamente, nelle nostre gare, 37 punti su 100 in media sono riservati a pratiche sostenibili. Dovendo appaltare un servizio che prevede l’utilizzo di mezzi, ad esempio, privilegeremo, a parità di altre caratteristiche, l’operatore che dispone di una flotta green. Successivamente, monitoriamo che quello che è stato dichiarato in sede di gara dal fornitore sia attuato in fase esecutiva, raccogliendo così anche elementi utili per la nostra rendicontazione di sostenibilità.

Come siete arrivati a elaborare questi criteri di qualifica originali?

In realtà, prima di scegliere di costruire un modello di valutazione proprietario di Hera, abbiamo condotto uno studio approfondito su sette tra i principali provider di rating ESG disponibili sul mercato, considerando anche come questi raccolgano le informazioni e come le verifichino. Abbiamo inoltre tenuto conto di quanti tra i nostri fornitori qualificati disponevano già di uno di questi rating. Abbiamo poi creato un benchmark, andando a verificare quali fossero stati i rating di terze parti prescelti dai nostri peer per la propria supply chain.

Il questionario per ottenere la qualifica
riflette un meccanismo di assessment costruito da noi,
tarato su misura rispetto alle nostre esigenze
e alle peculiarità del nostro Albo Fornitori.

Quali risultati avete ricavato dalla verifica di quanti fornitori già disponessero di rating ESG di terze parti?

Per orientarci nella giusta direzione, già due anni fa abbiamo condotto una survey per misurare il livello di maturità ESG della nostra supplier base: dal livello di ESG Maturity Index che è risultato dall’indagine, ci siamo resi conto che solo un numero limitato di fornitori presenti nel nostro Albo disponeva di rating ESG di terze parti e che la maggior parte sarebbe stata in difficoltà a fornire risposte coerenti rispetto alla tipica struttura dei modelli di assessment esterni. In effetti, i questionari standard somministrati in modo indifferenziato a tutte le aziende difficilmente riescono a catturare e ad attribuire il corretto valore agli aspetti peculiari degli operatori del territorio…

Cosa succede dopo che avete calcolato il livello di maturità ESG del fornitore?

Sulla base delle risultanze del livello di ESG Maturity Index, aiutiamo i fornitori in un percorso di crescita e di miglioramento delle pratiche e delle performance ESG. A questo scopo abbiamo messo in piedi iniziative di capacity building che abbiamo riservato alla nostra catena di fornitura, attraverso un programma gratuito a disposizione, che si chiama “Hera_Pro-Empower”.

Sempre nell’ambito di questa attività di capacity building abbiamo creato una Supplier Sustainability School, che propone cicli di seminari ai quali gli operatori del nostro indotto possono partecipare in forma gratuita. In questi appuntamenti copriamo temi che sono di massimo interesse per Hera, come la sicurezza nei cantieri, la CSRD e corsi mirati su temi specifici, che sono quelli che poi hanno il peso maggiore nell’attribuzione dei punteggi ai fini delle gare.

Nel pacchetto di quello che offriamo ai fornitori per favorire una migliore performance ESG abbiamo inserito una serie di servizi che lo possono portare a ottenere, per esempio, specifiche certificazioni a tariffe agevolate. Le società che si sono rese disponibili a offrire ai nostri fornitori questi servizi a condizioni competitive sono incentivate dal fatto di potere contare sui consistenti volumi generati da Hera. Abbiamo inoltre inserito una serie di servizi offerti da Hera stessa, come ad esempio la bolletta green o la gestione circolare dei rifiuti.
Nella nostra filosofia, il soddisfacimento di determinati livelli di performance ESG deve risultare un’occasione di crescita e di rafforzamento della loro stessa competitività: un aspetto dal quale Hera poi trae una serie di evidenti benefici. Ci sono naturalmente alcuni requisiti minimi da soddisfare in via preliminare che abbiamo inserito nel Codice di Condotta, come ad esempio la regolarità contributiva o il non sfruttamento di lavoro minorile – che, come abbiamo già osservato, sono poi anche obblighi di legge. Per il fornitore è immediato capire che prima si adopera per raggiungere migliori performance prima sarà più competitivo in fase di gara.

Come fate a verificare la compliance con i requisiti del Codice in fase di esecuzione dei contratti?

In Hera abbiamo un monitoraggio sempre attivo dal momento in cui il fornitore opera in campo. Attraverso un meccanismo di controllo della filiera esecutiva molto strutturato e digitalizzato, posiamo operare verifiche non solo su fornitori ma anche su subappaltatori e subcontraenti. Realizziamo anche audit fisici in cantiere, operati da noi direttamente o da terze parti, con una cadenza più frequente per gli operatori più critici. In ogni momento abbiamo quindi una fotografia precisa di chi sta lavorando, in quale cantiere e per quale ditta appaltatrice. Inoltre, tre anni fa abbiamo rivisto il modello di vendor management: pertanto, ora ogni categoria di acquisto risultaclassificata per livello di criticità – alto, medio o basso – i cui parametri vanno dai volumi di spesa per categoria alla qualità, sicurezza, ambiente, business continuity e impatto sul cliente finale di Hera.
A differenza di altri settori, noi che abbiamo un’attività basata sui territori in cui siamo operativi, abbiamo anche una catena di fornitura molto radicata su quegli stessi territori.

Questa prossimità di per sé
aiuta a controllare le attività svolte.

I dati di fine 2024 ci dicono che, di circa 5.500 fornitori qualificati, circa il 60% è basato nel territorio di riferimento per Hera. Anche restringendo l’osservazione ai 4.700 fornitori con un contratto attivo, si rileva che oltre il 60% dei volumi esternalizzati interessa fornitori con sede nelle nostre aree di riferimento.

Cosa succede nel caso in cui dal monitoraggio risultasse che il fornitore non è stato compliant con un determinato requisito del Codice?

Nel nuovo Codice di Condotta abbiamo regolato espressamente cosa accade nel caso in cui dovessimo rilevare un breach dei requisiti: decretiamo come primo passo il livello di non conformità, che può essere grave o molto grave. Questa constatazione comporta poi un piano di rientro, durante il quale affianchiamo il fornitore. Nel caso, per esempio, rilevassimo che i dipendenti di un fornitore non indossano sempre i caschetti protettivi sul lavoro, dopo avere notificato il breach, avviamo una serie di verifiche successive sull’adozione di un comportamento conforme, per poi sperabilmente chiudere il processo con successo e potere continuare a lavorare con il fornitore. Nel caso in cui invece non osservassimo l’adozione sistematica di comportamenti corretti durante il piano di rientro, avremmo diritto di chiudere il contratto in anticipo, avendo nel frattempo avuto un certo lasso di tempo per individuare un fornitore alternativo

Come gestite il rischio di dovere sostituire un fornitore che non ha osservato i requisiti minimi?

 

Tendiamo sempre a preferire il dual sourcing o il multiple sourcing. In pratica, quando facciamo le gare inseriamo sempre più lotti, in modo da limitare la nostra dipendenza da un singolo fornitore.

Quali sono gli aspetti sui quali Hera rischia di più nel rapporto con la supply chain?

Avendo Hera il 97% dei fornitori italiani e solo il 3% di Paesi dell’Occidente Sviluppato, non incorre in uno dei rischi più importanti tipicamente associati alla catena di fornitura: il rischio-Paese. Rimangono tuttavia altre due categorie di rischio rilevanti. Il primo è relativo all’Health & Safety: nel 2024 abbiamo raggiunto circa 17 milioni di ore lavorate da nostri appaltatori: un volume per cui statisticamente un certo numero di infortuni può verificarsi.
L’indice infortuni fornitori è quindi in cima ai nostri monitoraggi, con una raccolta di dati che avviene in modo sistematico. Grazie alle attività di sensibilizzazione, formazione e controlli in campo, questo indice è in progressivo calo negli ultimi tre anni: dal 22,8 del 2022, siamo passati a 22,3 nel 2023 e scesi poi significativamente a 16,6 nel 2024.
Siccome nelle attività che esternalizziamo abbiamo un’elevata intensità di manodopera, una seconda categoria di rischio molto impattante per noi riguarda il fatto che i fornitori abbiano condizioni di lavoro eque e adeguate, con trattamenti salariali e contributivi corretti. Su questi aspetti siamo intransigenti: se dai nostri controlli emergono ritardi nel versamento dei contributi, per esempio, blocchiamo i pagamenti al fornitore fino alla regolarizzazione della posizione.

E sui rischi ambientali?

Anche lì siamo molto attenti con un meccanismo di check list, soprattutto nella parte di certificazione sulla modalità di smaltimento dei rifiuti. Forse anche per le capacità operative che possiamo mettere in campo a sostegno delle aziende della nostra filiera, non riteniamo però che possano emergere rischi effettivamente impattanti per Hera su questo versante.

Che ciclo di vita ha tipicamente un fornitore di Hera?

Alcuni fornitori storici sono presenti nel nostro Albo da quando è stata costituita Hera. Il ciclo di vita è in genere molto ampio, nonostante la dimensione a volte inizialmente limitata di alcune aziende, che però poi hanno avuto occasione di svilupparsi.

Quanto è importante l’aspetto di consolidare il rapporto con i fornitori?

Avere una supply base fidelizzata è un elemento di forza secondo noi. Quando abbiamo dovuto affrontare la pandemia o la crisi energetica, se non avessimo impostato da tempo su queste basi il rapporto con la nostra supplier base, avremmo corso il rischio di perderne molti. Invece, nemmeno nei momenti più acuti delle crisi abbiamo avuto problemi di continuità delle forniture core di beni e componenti; non abbiamo mai avuto interruzioni nella fornitura dei servizi né dei lavori in corso nei cantieri. Abbiamo inoltre potuto realizzare tutti gli investimenti coperti dai fondi del PNRR proprio facendo leva sui fornitori storici, che vedono in Hera il proprio customer of choice.

Avere un fornitore ingaggiato per noi
significa garantire continuità e solidità alle nostre attività.

Questo forte legame significa anche avere ampia credibilità quando si formulano gli obiettivi futuri del Piano Industriale, perché questi operatori sono informati durante le convention sui nostri prossimi passi e resi responsabili della realizzazione degli stessi per la propria parte. Come fornitore di servizi pubblici, che richiedono tempi di intervento strettissimi in caso di emergenze, non possiamo certo permetterci di passare continuamente da un fornitore all’altro.

Abbiamo parlato di forti partnership nelle attività più strettamente legate ai business operativi. Hera ha anche modo di trarre impulso in termini di Innovazione Tecnologica dal rapporto con aziende esterne?

Per alcuni aspetti di know-how specifico è naturale che cerchiamo una “contaminazione” e un rapporto win-win anche con le competenze e le conoscenze innovative dei nostri fornitori. Su tecnologie di nicchia, come quella degli smart meters per citarne una, abbiamo storie di successo di team misti, con contributo fondamentale da parte dei nostri fornitori. Inoltre, per potere sviluppare progetti di innovazione di peso con partner esterni occorre che il fornitore ci conosca bene e che sia profondamente aderente alle nostre priorità: di nuovo, un esempio di come la supply chain possa creare valore solo nell’ambito di un rapporto molto solido e continuativo.

 
Per approfondire: Patto di sostenibilità con i fornitori

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